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"La Gondola: Sessant'anni di fotografia a Venezia"

Circolo "La Gondola" conclusione di una microstoria
di Manfredo Manfroi © (Presidente del Circolo Fotografico La Gondola)

Gennaio 2007

Sotto alcuni aspetti la Gondola è un circolo privilegiato: prima di tutto perché è nato a Venezia città/immagine per eccellenza di cui ha non poco contribuito a diffondere il mito e poi perché della sua nascita non è certa la data.

I fatti dicono che il Circolo era già costituito nella seconda metà del 1947, quando si seppe della fondazione dell’altro grande gruppo coevo, “La Bussola”, e del suo rivoluzionario manifesto programmatico; tuttavia la poca documentazione pervenutaci, come le tessere sociali, non è anteriore alla data del 1 gennaio 1948 che di conseguenza è stata assunta come nascita ufficiale della Gondola.

Comunque sia, ciò costituisce l’indubbio privilegio di poter celebrare due volte, a seconda delle occasioni, gli anniversari più significativi.

L’opportunità di esporre negli spazi del Centro Culturale Candiani un’esauriente mostra antologica, la più completa sinora allestita, è stata colta proprio tenendo conto di questa favorevole circostanza: il sessantesimo anniversario della fondazione.

Sono esposte 150 fotografie di ben 107 soci rappresentanti una consistente parte dei 247 che si sono avvicendati nelle file della Gondola.

E’ la terza mostra “storica” dopo la celebrazione del trentennale presentata al Fortuny nel 1980 e quella, recentissima, esposta a Lestans nel 2005 a cura del CRAF; questa tuttavia si arrestava alle soglie degli anni ’60 comprendendo anche la figura di Ferruccio Leiss e di altri diretti partecipanti alla temperie fotografica veneziana di quegli anni.

Ora la panoramica sulla Gondola viene completata con i decenni successivi sino all’attualità.

Un periodo esteso, quasi cinquant’anni, e abbastanza trascurato ma come si vedrà dalle immagini più che degno di approfondimento e di rivalutazione.

L’inizio degli anni ’60 fu caratterizzato da una crisi profonda che risaliva alle dimissioni da presidente dell’avv. Giacobbi (1958) ma trovava le sue motivazioni nell’affievolirsi di quella spinta ideale e culturale che era alla base del successo della Gondola sotto la guida di Paolo Monti.

Il tentativo di richiamare quest’ultimo alla presidenza era fallito, poiché Monti, ormai professionista affermato per di più residente a Milano, non poteva seguire il Circolo con la dovuta assiduità.

Il successore, Libero Dell’Agnese, non aveva certamente il carisma di Monti né il bagaglio culturale di Giacobbi ma impostò la vita sociale secondo un sano pragmatismo avendo come riferimento i circoli FIAF, in quel periodo particolarmente in auge grazie al progressivo diffondersi della fotografia.

Erano gli anni del boom e le maggiori disponibilità economiche favorivano la pratica fotografica presso strati sempre più vasti della popolazione quantunque essa, considerati i costi di apparecchiature, pellicole e carta, non potesse essere considerata a buon mercato.

La crisi cui si accennava portò alla diaspora di una consistente fetta di soci fra i quali alcuni dei più promettenti, come Gianni Berengo Gardin e Bepi Bruno.

Chi rimase - Libero Dell’Agnese, Gustavo Millozzi e in seguito il generoso segretario Luigi Pulese - si assunse l’arduo compito di non far appannare più del dovuto l’immagine del Circolo.

Si realizzarono ancora la 3^ e la 4^ edizione delle Biennali di Fotografia (1961-1963) con un insieme di prestigiosi nomi: le retrospettive di Robert Capa ed Ernest Haas e poi un’autentica parata di stelle fra cui Adams, Atget, Avedon, Steichen, Strand, Eugene Smith, una personale di Arnold Newman e molto altro ancora.

Furono presentate complete rassegne sulla fotografia spagnola e svedese (1962) seguite a cadenza quasi annuale da alcune retrospettive ed altre rassegne internazionali.

Ma gli anni ’60 furono certamente anni di crisi. La Gondola stentava a riaversi dallo sbandamento seguito all’uscita dei soci dissidenti; per di più si acuiva il problema della sede in cui trovarsi settimanalmente.

 Era questa una questione irrisolta sin dalla fondazione; la Gondola non poteva certo permettersi una sede propria e di conseguenza doveva ricorrere all’occasionale e disinteressato aiuto di terzi.

Molti nel frattempo erano stati i luoghi di riunione: il negozio dei Pambakian, il Circolo ricreativo delle Generali, il Circolo Artistico a Palazzo delle Prigioni e persino, nel 1956, le salette degli “storici” ma inadeguati caffé Vittoria e Al Calice.

Nel 1966, addirittura, la Gondola si trovò senza sede e per alcuni mesi anche senza presidente con la reggenza “ad interim” di Luigi Pulese.

Fu perciò deciso un accomodamento istituzionale affidando la guida della Gondola ad un presidente esterno: il dott. Camillo Bassotto.

Bassotto era un personaggio assai noto nell’ambito cittadino; persona di vasta cultura, ricopriva molteplici incarichi: assessore comunale, capo ufficio stampa della Biennale Cinema nonchè fondatore e presidente della Federazione Italiana Cineforum.

Gli effetti non tardarono a farsi vedere; fu trovata una saletta al secondo piano di Cà Giustinian e furono ancora garantiti i prestigiosi spazi espositivi del Correr, della Bevilacqua La Masa e persino di Palazzo Ducale.

La presidenza Bassotto, offerta discretamente e senza contropartite di sorta, si protrasse per ben dieci anni, sino al 1975; a curare di fatto la gestione del Circolo s’incaricò sin dal 1969 il dott. Lattuada.

Francesco Lattuada è stato senza alcun dubbio il cardine su cui per lunghi anni la Gondola ha poggiato, dapprima come segretario e dal 1980 come presidente, carica che ha ricoperto sino al 1986; discreto, efficiente, ottimo organizzatore e soprattutto uomo di grande integrità morale Lattuada ebbe il merito di tenere unito il Circolo anche in momenti difficili che naturalmente non mancarono.

 La ripresa si avvertì più nettamente negli anni ’70 quando, grazie ai corsi di fotografia, nuove giovani leve entrarono nel Circolo.

Provenivano in gran parte da Architettura, tradizionale serbatoio della Gondola sin dai tempi di Paolo Monti; fra di loro, per un periodo breve ma assai significativo, si distinse Paolo Costantini, straordinaria figura di studioso e storico della fotografia che proprio dal Circolo iniziò la sua purtroppo breve carriera.

La Gondola non era insensibile ai mutamenti e ai malesseri degli anni ’60 e ’70 che si traducevano in una fotografia più vicina alla realtà contingente con qualche punta di denuncia sociale piuttosto rara nell’ambiente amatoriale.

A rinvigorire la produzione del Circolo ci pensarono Etta Lisa Basaldella, Renato Brunetta, Carlo Nason, Renato Idi e più tardi la cosiddetta schiera degli studenti con Stefano Boscolo, Alberto Favaretto, Fabio Scarpa, Gigi Guzzardi.

Altri, Ezio de Vecchi, Sergio Moro, Franco Furneri, Pierocarlo N, Massimo Stefanutti, Aldo Brandolisio, Antonio Vianello e chi scrive, si apprestavano a divenire il ”nocciolo duro” del Circolo garantendo un riferimento costante e una continuità operatività che tuttora permane.

Sul piano produttivo ci furono notevoli cambiamenti rispetto alla tradizione; l’osservazione di molti soci, specie quella degli studenti d’architettura che avevano l’occhio esercitato dalle lezioni dei vari Semerani, Valle, Gregotti, si concentrava in un’espressività che trascurava la tradizionale vena lirica a favore di situazioni meno accattivanti e significative ma  più ambigue e incerte.

Era l’applicazione delle novità portate dalla nuova visione americana, dei Baltz, Eggleston, Shore, Adams, Gossage che si tradusse qualche anno più tardi (1987) in una memorabile mostra a Palazzo Fortuny, curata da Paolo Costantini.

Quanto all’attività espositiva, sebbene si avvertisse un indubbio rallentamento rispetto al fervore degli anni ‘50, non mancarono importanti rassegne; ricordiamo quella sulla fotografia francese dalle origini all’attualità (1973), l’antologica di Ferruccio Leiss (1974), una personale di Romano Cagnoni (1975), la fotografia svizzera dal 1840 al 1975,  tutte presentate nel suggestivo spazio dell’Ala Napoleonica al Correr.

Sempre in quegli anni (1976) usciva il primo numero di un ciclostile, “Il Notiziario”, che partito come semplice foglio informativo sarebbe poi divenuto un piccolo ma prezioso contenitore di riflessioni e critica fotografica. Oggi esce in circa cento copie cartacee e in un’edizione on-line che raggiunge più di mille operatori italiani del settore fotografia.

A metà degli anni ’70 iniziò anche una timida collaborazione con la nuova istituzione dei Consigli di Quartiere; furono illustrati alcuni aspetti – sociali, abitativi e commerciali - delle zone più periferiche e popolari della città ed anche un evento come il Carnevale – la memorabile edizione del 1981 a cura di Maurizio Scaparro – fu accolto con entusiasmo e ispirò una bella mostra in cui i soci diedero il meglio di sé.

La precarietà delle sedi di riunione continuava a segnare la vita della Gondola; dopo una permanenza per circa dieci anni sub ospiti di un circolo di radioamatori  in campo SanAgnese, i soci si ritrovarono per l’ennesima volta (1987) senza un luogo in cui riunirsi.

Ci si adattò in sistemazioni occasionali grazie alla disponibilità di qualche privato;  un paio di volte i convegni del venerdì si svolsero addirittura sotto i caschi di un salone da parrucchiere...

A dire il vero, non era solo il problema della sede a pesare sul buon andamento del Circolo; come in ogni associazione amatoriale l’attività dipendeva strettamente dalla disponibilità  dei singoli.

Il Consiglio direttivo di allora era quasi tutto formato da persone in attività di lavoro che potevano riservare agli impegni del Circolo un tempo limitato; a soffrirne erano soprattutto le mostre mentre si mantenevano abbastanza vivaci le tradizionali riunioni del venerdì alle quali, saltuariamente, partecipavano fotografi d’eccellente livello.

Il Circolo di quegli anni espresse quanto era nelle sue possibilità; non si può affermare che in quei momenti fosse soccorso dall’aiuto istituzionale che, tutto sommato, sarebbe stato doveroso per quanto dato dalla Gondola alla fotografia e alla cultura di questo Paese.

Il Circolo dovette navigare da solo facendo del suo meglio in un contesto sociale ed economico cittadino in rapida evoluzione e che avvertiva i primi profondi segnali della pressione del turismo di massa; anche il susseguirsi frenetico di eventi culturali spesso di grande rilievo ma destinati  in larga parte all’attenzione di potenziali visitatori, finiva per sottrarre al Circolo spazi e risorse.

La storia più recente è caratterizzata da un evidente recupero di visibilità; trovata una sede confortevole presso il Centro Civico di Giudecca Zitelle, si è provveduto a incrementare e valorizzare il fondo fotografico storico, ricco dei nomi più importanti della fotografia italiana di questi ultimi sessant’anni con l’intento primario di sottrarre alla dispersione o peggio alla distruzione le opere di tanti autori spesso misconosciuti.

Grazie ad importanti donazioni da parte di ex soci o di terzi, l’Archivio Storico della Gondola può vantare oggi quasi dodicimila stampe “vintage” dalle quali vengono tratte di volta in volta le immagini per organizzare mostre retrospettive o tematiche.

L’attività espositiva di questi ultimi anni è stata particolarmente intensa; sono state realizzate più di trenta mostre alcune delle quali dedicate ad aspetti particolarmente delicati della vicenda veneziana: “Arzanà”, un’indagine a tutto campo sulle condizioni fisiche del grande complesso archeo/industriale, “Venezia e l’acqua” sul rapporto in tutte le sue forme con l’elemento/cardine, e la più recente “Identità?”, un giro d’orizzonte sulle trasformazioni edilizie del territorio veneziano, terraferma compresa, dal dopoguerra ai giorni nostri.

Il corpo sociale si è rinvigorito con l’ingresso di nuovi soci particolarmente attivi mentre la ricerca estetica del Circolo, affievolitosi il tradizionale rapporto con la città, si è orientata in percorsi di ricerca più attuali e personali prestando anche molta attenzione alle innovazioni provenienti dall’aggiornamento tecnologico.

L’avvento della fotografia digitale che rivoluziona i tradizionali processi di ripresa e stampa se da un lato semplifica le procedure dall’altro impone scelte non facili di linguaggio e di coerenza disciplinare; per di più la diffusione delle immagini a bassa definizione affidata a mezzi ibridi come i telefoni cellulari sta ponendo seri interrogativi sul concetto stesso di fotografia  e della sua funzione.

Non può sfuggire, ad esempio, la differenza sostanziale fra il reportage degli anni ’40 e ’50 destinato non solo ad informare ma a sollecitare un giudizio morale ed etico sugli avvenimenti grazie anche a un linguaggio formalmente ineccepibile e l’immagine incerta, spesso non ben definita ma soprattutto precaria nelle intenzioni, carpita dai cellulari la cui unica funzione sembra quella di fissare, nella migliore delle ipotesi, la labilità della vita che scorre, senza apparenti certezze né ancoraggi morali.

Non va inoltre sottovalutato il problema della conservazione e della lettura futura di queste immagini; se la fotografia costituisce ancor oggi un formidabile ausilio nell’interpretazione della nostra storia ci si deve preoccupare che ciò avvenga anche per l’avvenire sottraendo l’immagine digitale all’obsolescenza ma ancor di più alla manipolazione informatica, oggi alla portata di chiunque.

Sono alcuni degli aspetti che anche un sodalizio come la Gondola, ben consapevole della sua funzione culturale e sociale, considera e fa oggetto di ricerca e di discussione.

La mostra antologica del Candiani si arresta sulla soglia di questa rivoluzione tecnologica; partendo dalle speranze e dalle motivazioni ideali che animavano i primi soci, essa racconta sessant’anni di passioni, di entusiasmi, di difficoltà e di momenti difficili.

Attraverso le immagini è tuttavia possibile cogliere i segni dell’evoluzione della società e del mutare del pensiero fotografico; cose non da poco se si pensa che la principale preoccupazione dei fondatori era stata quella “di far coltivare e progredire la tanto discussa arte fotografica”.

 
 

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